Amo tantissimo il colore, sarà
per questo motivo che mi sono avvicinata presto all’arte sia nella sfera
pratica che in quella storico/teorico, tuttavia quando si tratta del mio
aspetto mi ci rapporto in modo complesso:
ci sono colori giusti, che
sembrano farsi parte integrante di me, e colori sbagliati, che in conflitto con i toni naturali del mio viso mi creano disagio. Non sono schiava della
bellezza e spesso indosso quello che mi piace senza curarmi troppo di essere
“perfetta”, consapevole che nella vita mai lo sarò, però i colori giusti hanno un effetto terapeutico su di me ed è per
questo che tendo sempre a preferirli. E’
una consapevolezza che ho maturato negli anni di passaggio dall’adolescenza
all’età adulta e si è poi affinata con la conoscenza dell’armocromia.
In terza media mi innamorai del maglioncino giallo girasole della mia compagna
di banco: il colore era splendido (ho sempre avuto un debole per il giallo) e
le stava magnificamente. Dopo un po’ di lagne e capricci convinsi mia mamma a
regalarmene uno uguale e quando finalmente potetti indossarlo ebbi una cocente
delusione: mi stava malissimo. Non riuscii a comprenderne il motivo: la mia
compagna era castana di capelli, con occhi scuri e pelle chiara come me, perché
lo stesso maglioncino ci stava in modo così diverso? All’epoca, complessata
com’ero, pensai che la cosa era dovuta al fatto che la mia amica fosse più
bella e raffinata di me, perciò stava bene con tutto. Sciocchezze, nessuno sta
bene con tutto. A riguardare le nostre foto ho capito: lei era un caldo
autunno, io un freddo inverno. Non imparai nulla da questo episodio, così
nell’adolescenza tendevo ad acquistare capi arancione, verde mela o rosa
bubblegum, insomma colori attraenti e alla moda che portavo a casa con gioia ma
non riuscivo a sfruttare con soddisfazione, notavo sempre qualcosa di stonato
e, nonostante un armadio strabordante, finivo con indossare sempre gli stessi
pochi capi scuretti o, come direi adesso, in toni profondi. Così, verso l’età
adulta, ho cominciato a notare che i colori come il rosso, il borgogna, il
viola scuro, il blu, il verde petrolio e in particolare il nero (prima
letteralmente detestato) avevano il potere di illuminarmi il viso e mettere in
risalto i miei lineamenti, così me ne sono un po’ alla volta innamorata.
Quando mi sono avvicinata
all’armocromia non ne capivo niente ma la disciplina, come ogni cosa che
riguarda il colore, mi interessava. Ero curiosa di fare un’analisi del colore, ne
ordinai una e quando ricevetti il responso – Inverno Profondo Soft – lo
apprezzai: la palette era piena di colori freddi e scuri che io, pure senza
conoscere l’armocromia, avevo percepito come i migliori su di me ormai da
diversi anni. Questa cosa mi ha permesso di affinare il mio occhio: distinguo i
borgogna a base calda e quelli a base fredda e so che questi sono i migliori
per me, tendo ad evitare i blu quando sono troppo chiari e i grigi quando sono
troppo “polverosi”, ho cominciato a percepire la componente berry nei rossetti
e ho capito che è questo il genere che mi sta meglio, a preferire i toni più
intensi piuttosto che quelli molto bright o, ancor peggio, pastello. Se riuscirò
ad intraprendere un lavoro nel mondo del make up questa esperienza mi tornerà
molto utile, è comodo riuscire a capire velocemente la tavolozza naturale di
una cliente, questo permette di scegliere i toni migliori e in maniera veloce.
Consiglierei anche alle altre, a
distanza di oltre un anno dal responso, di fare un’analisi del colore? Tutto
sommato si. Sicuro, come accennavo già prima, è consigliabile per tutte le make
up artist, farsi fare un’analisi del colore aiuta a conoscere meglio la
disciplina e a farne buon uso quando si sceglie il make up per il viso delle
clienti. Torna utile un po’ a tutte in verità, vedo bellissime donne che
risultano spente a causa di make up sbagliati: ombretti arancio fluo su ragazze
diafane per risaltare l’iride azzurro,
labbra beige cadavere perché nude è fine o
rossetto marrone su incarnati glaciali perché lo portava Cindy Crawford ai bei
tempi della gioventù, a quante di voi capita di vedere questi orrori?
L’armocromia aiuta chi ha scarsa consapevolezza ad aprire gli occhi, ad essere
soddisfatte del proprio look e ad evitare acquisti sbagliati. Certo rimane la
libertà di esprimere il proprio stile con tutti i colori che si vuole,
l’armocromia non è un paletto ma offre un vantaggio: la consapevolezza di quali
sono i nostri best, facendo si che ci valorizzino al massimo, e quali sono i
nostri worst, non necessariamente per evitarli ma anche per imparare a gestirli con qualche stratagemma.
Tuttavia l’Armocromia non è certo
scienza, ma una sorta di concezione filosofica e, in quanto tale, presenta dei
punti di forza ma anche dei limiti, sarebbe sciocco non riconoscerlo.
Il primo limite è il fatto che
analizzare una persona è un processo del tutto empirico e quindi va soggetto ad errori di valutazione o, più
semplicemente, a divergenze di vedute. Basta girare alcuni dei siti più
importanti che trattano armocromia per notare che solo alcune delle celebrity analizzate
sono fisse in una certa stagione, molte altre vengono spostate a seconda di chi
le ha analizzate. Nessuna armocromista, per quanto brava, preparata e professionale,
può mettere da parte il suo gusto personale e questo influisce sulle scelte,
specie quando si tratta di persone a cavallo fra due stagioni e quindi non
chiare da analizzare. Inoltre, quando si tratta di analisi on line, la qualità
delle foto e dettagli come i capelli tinti o la pelle trattata con
autoabbronzanti può alterare un po’ il resoconto dell’analisi. Quindi
l’armocromia offre certezze assolute? decisamente no.
Il secondo limite sta nel fatto
che i gusti personali sono
inevitabilmente tanti, uno stesso look non può piacere a tutti. C’è chi
dice che il giacchino corallo che indosso per la casa mi sta benissimo, meglio
dei miei amati borgogna. C’è chi ha le proprie idiosincrasie verso il rossetto
rosso e lo troverà eccessivo anche sulle più intense Inverno Profondo, chi al
contrario lo ama a tal punto da trovarlo perfetto anche sulle più eteree delle
fanciulle. Mio marito mi vede benissimo con i rossi più accesi del creato, sarà
un rozzo privo di gusto? Ovviamente no! Ma poi cos’è il gusto? Non esiste solo la bellezza armocromatica,
esiste anche la bellezza nei contrasti, nell’effetto sorpresa che un colore
nuovo riesce a generare. Insomma si può scegliere di essere belle seguendo
un’armonia di colori , o anche no.
Durante questi 18 mesi ho sperimentato
molto e l’ho fatto soprattutto utilizzando i consigli del gruppo di ragazze ips
che, con la guida e la supervisione dell’armocromista, hanno stilato una lista
dei prodotti adatti a valorizzarci, con tanto di suggerimenti sui finish
migliori e le tecniche da preferire. Cosa mi è stato consigliato? Faccio un
breve elenco attenendomi esclusivamente a ciò che riguarda il make up:
- L’eyeliner non va bene, è troppo marcato e
rovina la softness. A limite meglio usarne uno tortora o grigio ma rimane un
genere di prodotto troppo grafico per le soft.
- La matita va scelta grigia o tortora, magari
anche qualcosa di sobriamente colorato come un viola fumoso o un verde petrolio
scuretto. La matita nera è sconsigliata: marca troppo e appesantisce.
- Gli ombretti devono essere opachi o satinati,
tutto ciò che è perlato si nota troppo sulle soft e va evitato
- Gli ombretti devono essere scuretti ma non poi
troppo e ben sfumati con un colore più chiaro. Il nero è da evitare, anche a
piccole dosi.
- I rossetti devono essere sul berry rosato medio,
i colori che abbiamo fra i consigliati sono sul genere Craving e Captive di Mac
- Il finish glossato per i rossetti è da evitare,
anche quando sono ben pigmentati (credo sempre per via della softness)
Ho fatto il
perfetto trucco da inverno profondo soft, eccolo qua:

Beh, non mi
sta bene per nulla e non sono la sola a pensarlo: per scherzo ho postato questa
foto su Facebook fingendo di doverlo
indossare per un occasione in cui volevo essere perfetta e, cosa mai accaduta
prima, ho raccolto un coro di dissensi: su una quarantina di persone non una ha
commentato “si, stai bene”, tutte a notare che manca qualcosa e sarei stata
molto meglio aggiungendo dell’eyeliner o un rossetto più intenso. In effetti la
matita (Pioggia di Neve Cosmetics) è veramente troppo chiara per me, si sente
moltissimo la mancanza di quella nera e il mio occhio sembra ancora più tondo,
mi si notano le occhiaie e le rughette. Inoltre questo genere di tortora ho
capito ormai da tempo che mi spegne moltissimo, ho bisogno di colori meno smorzati
e più vivi per dare vita al mio sguardo che altrimenti risulta al quanto
sonnacchioso. Sarà forse perché la mia pelle ha di natura dei sovratoni
tortora/grigiati e quindi ombretti di questo tono sembrano sottolineare gli aloni
in questione, apportando un’aria stanca e sfiorita al mio viso. Un ragionamento
simile a quello che porta a sconsigliare i blush rosa intenso a chi soffre di
couperose, insomma.
Inoltre sento
l’esigenza di un punto luce shimmer, i look total opaco/satinato mi spengono molto
e lo dico a malincuore perché a me sono sempre piaciuti tanto. Per quanto riguarda il rossetto beh, voi lo
sapete che Craving è mio amico ma non rappresenta per me il genere di colore
che indosserei in occasione di una serata importante, lo farei solo se dovessi
abbinarlo ad un trucco occhi particolarmente impegnativo ma ad un look semplice
no: come vedete dalla foto è il mio mlbb perfetto, carino quando voglio essere
acqua e sapone ma che aggiunge poco al mio viso, di sera praticamente nulla.

Qui indosso un trucco molto più minimal, non armocromatico per la mia stagione
in quanto troppo chiaro e poco definito, eppure sto decisamente meglio: ho
sfumato un tocco di matita nera anziché Pioggia e gli ombretti sono in toni di
marrone più saturi rispetto ai grigiati e fangosi tortora. Anche il rossetto
(un mix fra Dark Side e On Hold di Mac) ha un croma più alto rispetto a quelli
che dovrei portare. Eppure l’effetto è migliore rispetto al trucco precedente,
risulto senza ombra di dubbio più giovane, più fresca e riposata, pur non
essendo il mio best look.
E poi, per la sera, veramente così sembro troppo
truccata?
Veramente questi rossetti “mi brillano come un lampione”? sarà che
con i nostri occhi non ci valutiamo mai con assoluta razionalità, ma credo di
non essere così cieca da non riuscire a capire quando sono sovraccarica.
Questo invece è un esempio di trucco inverno profondo soft da sera: ombretto marrone freddo e matita verde petrolio per dare un tocco di definizione in più, sulle labbra il solito Craving. Sto senz'altro meglio rispetto alla versione da giorno vista prima (quella con pioggia), rimane però un trucco che non mi valorizza: la matita verde non mi piace proprio e l'ombretto taupe ancora una volta mi spegne e vedo occhiaie e segni di stanchezza che normalmente non noto. Forse per un trucco sbrigativo da giorno avrebbe maggior senso, a questo punto però preferisco la versione minimal ma più "accesa" che avete visto prima. A destra un trucco da sera a modo mio, risulto senz'altro più luminosa. Specifico che la base (correttori, fondotinta, cipria e blush) sono gli stessi.
Se da bionda
avevo ancora qualche dubbio ora che ho scurito i capelli ne son certa: la mia
stagione mi rispecchia per quanto riguarda la dimensione fredda e profonda, ma
non del tutto per la softness, soprattutto se intesa nei consigli che avrei
dovuto seguire. Così mi sono posta una serie di domande:
- Perché una
soft non può usare prodotti shimmer? Capisco il non fare un trucco super
metallizzato ma credo che un punto luce perlato stia bene al 90% delle persone
in età compresa fra i 13 e i 50 anni. Su di me, ne sono sicura, il total mat
non funziona.
- Ma questa
avversità per la matita nera come si spiega? Perché mai una ragazza con
capelli, occhi e ciglia scure non dovrebbe portare la matita nera? Capisco il
non fare righe grosse, ma un filo ben sfumato si mimetizza perfettamente con
l’ombra delle ciglia, negarla manco fossimo diafane come svedesi è ridicolo.
- L’armocromista
recentemente spiegò che l’inverno profondo soft è separato da un filo rispetto
all’inverno profondo, semplicemente i colori hanno un voltaggio più basso. Ok,
il rosso fuoco non va bene, ma perché rossi cupi come Diva e Dark Side di Mac o
il Rimmel 107 sono considerati “troppo”? Abbiamo una palette piena di rossi
scuri e per le labbra dobbiamo limitarci a rossetti stile Craving? Senza
contare che per il giorno era stato proposto un rossetto di Pupa (Miss Pupa
203) che su di me è alla pari di un Labello e ha anche un finish troppo lucido
per i miei gusti (ma i glossati non erano da evitare?). Io di una cosa sola
sono certa: i rossetti scuri sono quelli che mi stanno meglio.
- I rossetti
consigliati nella lista mi stanno in modo molto diverso rispetto alle altre,
come faccio a ritenerla utile per le mie esigenze a questo punto? E perché se
fra di noi siamo così diverse dobbiamo ritenerci accomunate?
Ero intenzionata a parlarne con l’armocromista di tutte queste mie perplessità,
stavo aspettando che la mia nuova tinta di capelli si stabilizzasse per fare
con lei un confronto. Prima però ho espresso, pacificamente, i miei dubbi sul
forum dove fra ragazze ci si confronta riguardo la propria esperienza e, incredibilmente, sono
stata attaccata in modo duro: Io non accetto la mia stagione, io “rosico”
perché vorrei poter portare i fucsia e i rossi ma mi stanno male (lol), io
metto in discussione la professionalità dell’armocromista, io do credito
all’opinione della persone senza capire che queste perlopiù hanno cattivo gusto.
Innanzitutto
io non ho messo in discussione la professionalità, sbagliare è umano
(soprattutto considerando che ai tempi dell’analisi ero biondissima e questo
può ingannare, inoltre le foto non erano di qualità eccellente) e mi era stato detto chiaramente che se mi fossi trovata male
con la palette si sarebbe fatto un riesame in tutta tranquillità. Perché nel
momento in cui ho esposto un dubbio sono stata trattata come eretica? A questo
punto devo pensare che ogni perplessità viene percepita come una minaccia alla
credibilità della disciplina e per questo viene repressa a forza, quindi fare
un riesame del mio caso è insensato e nemmeno mi interessa più. Ma poi io cos’è
che non accetto? Ogni persona è unica e
irripetibile, perciò avrà esigenze proprie che prescindono da un sistema di 16
stagioni, non ho bisogno della loro approvazione e nemmeno che mi si dica come
vestirmi/truccarmi. Devo piacere a me stessa in primis, poi sono contenta di
ricevere complimenti dal marito, dalla famiglia e dalle amiche, non accetto
assolutamente il discorso “loro non hanno gusto”, lo trovo non solo privo di
fondamento ma anche offensivo. E, in tutta onestà, non potrei mai rosicare per
come portano i rossi e i fucsia certe persone, sono assolutamente soddisfatta
di come stanno a me e anzi forse sono
loro che dovrebbero darsi una regolata: essere Inverno Profondo o
Assoluto non significa andare in giro truccate da panda e se sei impedita pure
nel maneggiare una semplice matita l’armocromia non può salvarti rendendoti
fresca e raffinata. Insomma giudicano per partito preso e l’armocromia, invece di affinare il loro
occhio, le ha annebbiato la vista con
convinzioni teoriche date troppo spesso per assodate. Infine, dopo dibattiti
estenuanti, hanno dovuto ammettere che il trucco in questione non mi donava, ma
la colpa era mia che avevo male interpretato come deve essere un trucco da
inverno profondo soft, realizzando qualcosa di troppo tenue e perciò adatto ad
altre stagioni. Insomma il trucco consigliato ad altre ragazze della mia
stagione (tra l'altro apprezzato con tanti complimenti) se lo faccio io sbaglio e
fraintendo, non fa una piega ahsisi.
Naturalmente
non tutte le ragazze seguaci dell’armocromia si comportano così, ne ho conosciute di dolcissime e molte hanno
espresso solidarietà nei miei confronti, condividendo le mie perplessità.
Insomma ci sono fra queste ragazze che non hanno perso il loro giudizio
critico, tuttavia sono costrette a tenerselo
per sé visto che alcune delle altre hanno dimostrato totale chiusura al
dialogo.
Avrei tante altre cose da dire, ma ho già scritto un papiro e mi rendo conto di
avervi annoiate, tuttavia siete state in tantissime a chiedermi la mia
esperienza riguardo l’armocromia e mi sembrava doveroso rispondere e farlo con
sincerità e accuratezza. Ripeto che tornassi indietro rifarei l’analisi e
continuo a consigliarla, inoltre assolutamente non contesto il valore professionale di chi mi ha analizzata (per me rimane la migliore in Italia), se persino i dottori possono sbagliare diagnosi come ci si può aspettare accuratezza e infallibilità di giudizio in un ambito del genere? Semplicemente va evitato di farsi troppo influenzare
da persone che considerano il giudizio di un’armocromista come il Verbo e
sono pronte a disprezzare qualsiasi cosa si allontani – anche solo di poco –
dalla tua palette e dai loro consigli. Fatevi pure analizzare, ma non perdete
il gusto di giocare con il vostro look e soprattutto continuate a ragionare con
la vostra testa.